“D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE” n. 15 a cura di Gian Domenico Mazzocato

   

"D'I FIORI  E  DE  LE  FOGLIE NOVE"                                                                        n. 15                   

 

                              a cura di

                        Gian Domenico Mazzocato

"D'I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE" n.15 a cura di Gian Domenico Mazzocato

D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE
N. 15

Dante e i suoi tempi / parte 1
A metà del Duecento, quando nasce Dante, gli Alighieri appartengono ai gradini bassi della nobiltà fiorentina. Nel Paradiso, tutta la parte centrale (ben tre canti XV, XVI, XVII) sono dedicati al suo avo Cacciaguida, nato qualche anno prima del 1100.
Il papà di Dante si chiama Alighiero (circa 1220-1283) fu cambiavalute. Mestiere che spesso sconfinava nell’usura. Dal suo primo matrimonio, con Bella degli Abati, nacque Dante. Durante, con tutta probabilità, al fonte battesimale. Cioè “resistente”, “che sopporta”. Un destino già segnato.
Non sicura la data di nascita. L’ipotesi più probabile lo fa nascere tra il 14 maggio e il 13 giugno 1265. Probabilmente gli ultimi giorni di maggio. Nel Paradiso Dante dice di essere nato sotto il segno dei Gemelli. Attorno agli anni Ottanta, Dante conobbe Brunetto Latini (Firenze, 1220 circa-1294 o 1295, ), protagonista di una vicenda esistenziale complessa. Sono gli anni in cui si diffondono in Toscana l’ideologia dell’amor cortese e le suggestioni della Scuola Siciliana fiorita alla corte di Federico II di Svevia sulla scia della lirica provenzale. A Firenze, con Guido Cavalcanti nasce una lirica più fresca, più dolce, più capace di scavare nell’animo umano: il dolce stil novo.
Nel 1277 Dante ha 12 anni e viene combinato il suo matrimonio con Gemma figlia di Manetto Donati. Si imparenta dunque con la potente casata che diverrà punto di riferimento dei guelfi di parte nera. Il matrimonio vero e proprio si celebra qualche anno dopo, nel 1285.
Gemma gli diede tre (o forse quattro) figli, Jacopo, Pietro, Antonia. Di un quarto figlio, Giovanni, è traccia in un atto pubblico del 21 ottobre 1308. Pietro fu giudice a Verona e continuò il cognome. Gli altri due seguirono la via della vocazione religiosa. Gemma non è mai nominata nella Commedia e non vi è testimonianza che abbia in qualche misura condiviso l’esilio del marito.
Nell’ immagine: Dante e Beatrice, Henry Holiday, 1882 circa