“D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE” n.5 a cura di Gian Domenico Mazzocato

   

"D'I FIORI  E  DE  LE  FOGLIE NOVE"                                    n.5                    

 

                              a cura di

             Gian Domenico Mazzocato

"D'I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE" n.5 a cura di Gian Domenico Mazzocato

D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE
a cura di Gian Domenico Mazzocato

N. 5
Gran rifiuto, non è Celestino

Tecnicamente Pietro da Morrone / Celestino V non rifiutò, si dimise. Le dimissioni sono contemplate (e per così dire codificate) come dimostra il papa emerito Benedetto XVI. Che è l’ottavo papa a dimettersi dopo Clemente I (fu il quarto vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dall'88 al 97, il dato delle sue dimissioni non è sicuro), Ponziano, Silverio, Benedetto IX (due Benedetti!), Gregorio VI, appunto Celestino V e Gregorio XII.
Non rifiuto, ma dimissioni, dunque.

Il limbo degli ignavi nel III canto dell’Inferno dantesco. Davanti a Dante passa l’ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto (62-63). Vi si ravvisa l’eremita Pietro da Morrone che si scelse il nome di Celestino V quando fu fatto papa dal conclave di Perugia il 5 maggio 1294, dopo un drammatico vuoto di più di due anni.

Con le sue dimissioni, Pietro aprì la strada al papa più aborrito da Dante, Bonifacio VIII (Benedetto Caetani). Dante non è tenero con Celestino. Inferno XXVII, 104-105: Bonifacio VIII persuade Guido da Montefeltro al consiglio fraudolento. Dice che il suo predecessore non ebbe care le chiavi di san Pietro simbolo della continuità dell’autorità apostolica: però son due le chiavi / che 'l mio antecessor non ebbe care.
Ma che l’autore del rifiuto sia Pietro / Celestino è da dimostrare. L’unico argomento a favore dell’identificazione è che Celestino non si trova in alcun altro luogo della Commedia. Varie le ipotesi in alternativa, come Ponzio Pilato che si lava le mani. Probabilmente Dante parla del cardinale Matteo Rosso Orsini che, eletto, disse due volte “no” nel segreto del conclave. Napoli, dicembre 1294. Durò solo un giorno e tre scrutini. Ai risultati del primo e del secondo, l’Orsini rifiutò. Così spianò la strada al Caetani, eletto al terzo. Tesi sostenuta da Maria Burani in “Celestino V, 1215-1296: papa, eremita e santo” (Città Nuova, reperibile in rete). E convincente. Dante conosceva personalmente l’Orsini e quasi certamente era a Napoli in quei giorni, membro di una delegazione ufficiale.