21.03.21 | La Commedia in pillole – Pillola n. 5 a cura di Giorgio De Conti

Eventi

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    La Commedia in pillole

     Pillola n.5

 

    a cura di Giorgio De Conti

 

 

                                         21.03.21

La Commedia in pillole Pillola n.4 a cura di Giorgio De Conti

 

Quando: 21-Marzo  2021
Dove: Treviso

Purg. Canto XXIII vv. 85-93
Pillola n. 5
Dante nel canto XXIII incontra Forese Donati. Al primo istante non lo riconosce, data la sua magrezza estrema che rappresenta la punizione dei golosi in Purgatorio. Ma poi subentra la gioia "Qual grazia m'è questa?" (v.42) di poter parlare con un caro amico degli anni giovanili. Dante poi chiede a Forese come mai sia giunto quassù, perché credeva di trovarlo in basso nell'Antipurgatorio dove il tempo passato nel peccato viene risarcito con altrettanto tempo. Forese, con molta dolcezza, risponde che la moglie Nella, il cui nome accompagnato dal possessivo affettuoso "mia" posticipato, secondo un sintagma molto significativo, e in posizione di rilievo per l'enjambement, l'ha condotto a bere il "dolce assenzio", un ossimoro che sintetizza il tema della gioia con cui le anime del Purgatorio affrontano la pena. La devozione della sua "vedovella", con le sue preghiere, lo ha fatto passare "e liberato m'ha de li altri giri" prima del tempo dall'Antipurgatorio al Purgatorio vero e proprio.
Questo personaggio femminile è così rievocato con grande commozione da Dante, che in uno dei sonetti della famosa Tenzone con Forese l'aveva coperta di ridicolo accusando il marito di non scaldarla con il suo amore. La Tenzone con Forese Donati ci riporta alle esperienze giovanili di Dante che si era cimentato nel genere, allora molto in voga, comico-realistico. Si tratta di sei sonetti, tre di Dante e tre di Forese, in cui i due poeti si scambiano accuse di vario genere. In questa Tenzone, tra l’altro, troviamo l'unica testimonianza del padre di Dante, etichettato da Forese come un terribile usuraio.
Molti commentatori concordano nel riconoscere in questo passo del Purgatorio un tono di scusa, di pentimento per la passata violenza verbale rivolta in particolare alla moglie del caro amico. In realtà, la funzione di Forese è molto più importante. Funge da legame trai canti XXIII e XXIV, dato che il secondo deriva dal primo pienezza di senso e di messaggio. Forese è il ricordo di Dante, il suo vissuto; grazie a lui il poeta ritrova un tempo perduto e, insieme a lui, lo rivive e lo reinterpreta alla luce della sua nuova coscienza etico-letteraria. La Tenzone con Forese, ovvero il giudizio di ripudio da parte di Dante della trascorsa esperienza in stile comico, si fissa come nucleo narrativo. Il personaggio di Forese ne è la funzione, personaggio storico e insieme significato ("figura" affermava Auerbach), exemplum in questo caso non di una entità morale ma di una misura letteraria.
Commento a cura di Giorgio De Conti.